Cliente: Azienda Unità Sanitaria Locale 3 di Pescara
Luogo: Penne (PE)
Gruppo di lavoro: si
Anno lavoro: 2013

Contesto ambientale in cui è collocata l’opera

Il complesso del Polo Ospedaliero in cui è inserito il Padiglione Nord, oggetto del seguente studio, è ubicato in Via Battaglione Alpini n.1, in zona collinare al limite dell’insediamento cittadino, e da un punto di vista urbano, si configura come costruzione inserita in un aggregato articolato.

 

1.Identificazione dell’organismo strutturale e descrizione generale dell’organizzazione funzionale interna

Il complesso edilizio oggetto dello studio finalizzato all’esecuzione di “Verifiche tecniche e programmazione dei possibili interventi necessari a mitigare la vulnerabilità sismica del padiglione nord del presidio ospedaliero della città di Penne”, riguarda la vecchia struttura del “Convento delle Clarisse” annessa alla chiesa di Santa Chiara.

Il complesso edilizio costituito dalla “Chiesa di Santa Chiara” e dal “Monastero delle Clarisse” era già esistente nel XVII secolo, tale presenza è confermata dalle cronache del tempo che riportavano quanto segue: “… la chiesa di Santa Chiara a Penne è uno dei rari esempi di edilizia francescana in cui sono adottate soluzioni che possiamo definire propriamente barocche. La sua costruzione è avviata tra il 1701 ed il 1702 per iniziativa della badessa Anna Maria Sanrocco di Francavilla, la quale, stando a quanto riporta nei suoi Annali lo storico Antinori, commissiona il rifacimento della chiesa spinta dalla competizione con le Gerosolimitane della città che si erano appena dotate di un nuovo edificio di culto; “talmente si applicò ai preparativi, che in pochi mesi ne vide compiuto il lavoro” (Antinori, 1702).

Notizie certe sul complesso ospedaliero “San Massimo” ex convento delle Clarisse si hanno dagli archivi dell’ospedale attraverso una relazione databile negli anni ’60: “L’assistenza ospedaliera nella Città di Penne vanta oltre sette secoli di vita. Fu iniziata dagli ordini religiosi che fiorirono nel passato in questa antica Capitale, Sede di Diocesi, centro di studi, ricca di produzione agricola e di scambi commerciali.

Con decreto Reale del 1831 l’Ospedale civile “S. Massimo”, insieme a quello di Teramo, fu dotato di una rendita annua, per provvedere all’assistenza sia ai malati poveri della zona che fa capo a Penne che ai pellegrini viandanti di passaggio per la Città che fossero stati colti da malessere.

Solo dal 1928 si può però cominciare a parlare di ospedale concepito con criteri moderni, in seguito ad imponenti trasformazioni del fabbricato dove era e dov’è tuttora allocato l’ospedale e che un tempo era il Convento delle Clarisse, Ordine monastico ormai scomparso dalla Città. Le opere di trasformazione furono allora quanto di meglio si potesse concepire per ottenere da un secolare convento i locali per un ospedale capace di contenere al suo interno 30-40 posti letto.

L’organizzazione interna, affidata a valenti professionisti, dimostrò subito la propria efficienza e ben presto l’istituto stabilizzò nel periodo 1938-1941 una media di presenze giornaliere di 30-40 malati.

Durante il periodo bellico, in seguito al rimpatrio dei malati militari feriti del fronte albanese, l’Ospedale dovette organizzarsi per assistere un numero quasi doppio di malati, utilizzando anche i corridoi ed il salone di accesso ai reparti. Lo stesso avvenne nel periodo bellico 1943-1944 in seguito all’evacuazione totale della città di Pescara e del relativo Ospedale, quando tutta la cittadinanza del centro capoluogo sfollò nella campagna pennese in cerca di rifugio contro i pericoli della guerra. La vitalità dell’Istituto fu dimostrata dal fatto che anche dopo le distruzioni provocate dal bombardamento aereo del 24 gennaio 1944, che distrusse tutto l’edificio centrale ed i reparti operatori, l’Ospedale continuò a funzionare nei propri sotterranei che furono sempre letteralmente affollati di feriti e di malati. Le opere di restauro cominciarono immediatamente, talché nel giugno 1944, dopo la ritirata dell’esercito tedesco, le distruzioni principali erano quasi completamente riparate”.

Il complesso edilizio oggetto di studio è composto da quattro livelli di cui uno seminterrato ed altri tre fuori terra, anche se il secondo livello ha una parete contro terra, come si rileva con chiarezza dalla sezione trasversale (B-B’) e dalle planimetrie del 1° e del 2° livello.

La struttura portante dell’edificio è in muratura, costituita da maschi murari consistenti e da piani orizzontali, originariamente tutti voltati maggiormente con volte a crociera, ed altri con volte a botte.

Nel corso degli anni il complesso ha subito diversi interventi, determinati soprattutto da esigenze funzionali, consistenti nella sostituzione degli originali solai voltati del 4° livello (piano di calpestio sottotetto) con solaio in putrelle e tavelloni ad eccezione della copertura all’ambiente adibito a corridoio, e del 1° livello consistente nella interruzione dell’originale 1° ordine di elevazione che si estendeva con altezza pari a circa 7,00 metri con solaio a “putrelle e volterrane” a costituire odierna configurazione di piano primo adibito a locali analisi e locali deposito, e piano secondo adibito a locali ingresso principale e locali di ambulatori.

In corrispondenza del piano terzo, sul lato relativo al prospetto Est che guarda verso il cortile coltivato, l’edificio risulta ampliato con creazione di nuovi ambienti adibiti ad ambulatori, locali cucina e spogliato. L’ampliamento della struttura originaria va ad interessare un solo ordine di elevazione, con conseguente realizzazione di solaio calpestabile adibito a passaggio esterno agli ambienti del piano quarto adibiti a ricovero. Allo stato attuale il balcone formato dall’ampliamento si presenta con copertura ad unica falda gravante su pilastri in c.a. posti ad interassi regolari e travi di fondazione in c.a. realizzate immediatamente sopra l’originale parapetto in muratura costituente proseguo alla murature perimetrale del piano inferiore. Altri interventi di ampliamento alla struttura originaria eseguiti con diverse tecnologie di materiali hanno interessato una porzione limitata di edificio in corrispondenza del cortile interno al piano terzo e quarto allo scopo di ricavare spazio funzionale alle attività logistiche.

Dalla realizzazione originale ad oggi, è possibile individuare interventi di consolidamento sull’edificio mediante la realizzazione di catene e tiranti nelle murature allo scopo di rendere solidali i collegamenti tra le pareti e quindi più monolitica la struttura.

Altro intervento consistente è attribuibile al totale rifacimento del tetto con solaio in latero – cemento a travetti precompressi e travi di colmo in c.a., con conseguente cordolo di coronamento in c.a.

E’ interessante rilevare la muratura delle facciate lato ovest e lato sud, realizzata tipo “contrafforte”, ossia costituita da uno spessore maggiore alla base, che progressivamente si riduce lungo tutta la sezione verticale della facciata.

 

2.Storia sismica dell’edificio

La storia sismica dell’edificio è stata indagata mediante l’analisi dei sismi storici desunti dal database dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Dalla sovrapposizione tra le scosse sismiche storiche e la vita dell’edificio, risulta che la struttura è stata interessata da diverse scosse sismiche: quella che ha avuto l’effetto maggiore, pari localmente ad un 8° grado della Scala Mercalli, si è verificata nel 1950 con area epicentrale nel Gran Sasso.

A titolo esemplificativo si chiarisce che nella scala MCS (Mercalli – Cancani – Sieberg) un terremoto dell’intensità 8 corrisponde alla seguente scossa:

Rovinosa: Anche mobili pesanti vengono spostati o rovesciati. Statue, monumenti in chiese, in cimiteri e parchi pubblici, ruotano sul proprio piedistallo oppure si rovesciano. Solidi muri di cinta in pietra crollano. Circa un quarto delle case si lesiona in modo grave, alcune crollano, molte diventano inabitabili. In terreni bagnati si ha l’espulsione di sabbia e di melma”.

 

3.Relazione circa l’utilizzo della documentazione esistente

La documentazione fornita della Committenza, rappresentata esclusivamente da un rilievo di massima fornito dall’Ente su cui sono indicate le informazioni connesse alla logistica della struttura sanitaria. Detto elaborato è stato utilizzato come base di partenza su cui è stato eseguito un rilievo geometrico – strutturale dettagliato dell’organismo resistente, individuando la geometria della struttura, gli elementi strutturali e le loro dimensioni. Ad integrazione del rilievo geometrico strutturale è stato condotto un rilievo dei dettagli costruttivi, degli elementi strutturali in muratura e dei solai.

La consultazione dei documenti forniti dalla Committenza, accompagnata dall’esecuzione di un rilievo geometrico – strutturale dettagliato dell’edificio e da una campagna indagini ed accertamenti diagnostici in situ di tipo estesa ha permesso di raggiungere un livello di conoscenza pari ad LC2 (conoscenza adeguata) delle caratteristiche dei materiali e dei dettagli costruttivi dell’edificio in oggetto.

Nello specifico, per quanto riguarda l’indagine dei particolari costruttivi è stata eseguita una verifica in – situ estesa ed esaustiva (vedi C8A.1.A.2); mentre per quanto riguardano le proprietà dei materiali è stata eseguita un’indagine in – situ del tipo estesa.