Cliente: Rambaldi Emanuele, Rambaldi Eleonora, Rambaldi Gianluigi
Luogo: Castel San Pietro Terme (BO)
Gruppo di lavoro: no
Anno lavoro: 2008
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RELAZIONE STORICA

- Cenni Storici

Il complesso edilizio di che trattasi è ricompreso nell’ambito del palazzo De’ Buoi Rodriguez, che fu realizzato a partire dal 1630 dal Marchese Vitale De’ Buoi e completato nel 1669 dal figlio Andrea. Palazzo De’ Buoi Rodriguez è un edificio nobiliare a pianta pressoché quadrata, il cui assetto planimetrico rispetta integralmente le caratteristiche dell’edilizia in villa riconoscibili nel periodo tra la fine del ‘500 ed i primi del ‘700. Tale edificio, per ovvie ragioni, doveva possedere nuclei edilizi separati per servitù, braccianti agricoli e magazzini, visto che il palazzo principale non prevedeva spazi dedicati alle sopraccitate funzioni, tanto è vero che il complesso di servizio è posto a sud della villa, quindi in area laterale, in quanto alla villa si accedeva da sud-ovest attraversando un viale alberato, tipico di edifici contemporanei e similari ancora visibili in agro bolognese (Allegato 1 – “Catasto Boncompagni”, SASI, Fine ‘700, Cartella 119, Archivio di Stato Bologna, Sezione di Imola).

Quanto asserito nella prima parte è confortato da alcune cronache del tempo che parimenti recitano “Vitale De’ Buoi, uomo gradito agli esteri e benemerito delle Patrie segretario di Ferdinando II granduca di Toscana scelto dal senato bolognese a reggere l’esercito nel tempo della guerra e della peste eletto da Antonio Cardinale Barberini al comando delle armi di altre provincie Colla potestà di far guerra con munificienza e con ispesa pressoché regale innalzò questo edificio colle adiacenze si aggiunse poderi e l’ornò di amenità lasciando libero un largo spazio. II Marchese Andrea dè Buoi, figlio ed erede ponendo l’u1tima mano all’ornato volle questo monumento dedicato di valoroso e magnifico genitore nell’anno 1669”.

– Ricostruzione storica del complesso edilizio

Come si evince dall’elaborato grafico predisposto, si è tentato di risalire alla ricostruzione storica del complesso edilizio attraverso un’analisi storica interpretativa del manufatto ed una ricerca storica effettuata attraverso i documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna – Sezione di Imola ed in particolare la mappa del Catasto Storico.

L’edificio, risalente ad un’epoca pressoché contemporanea alla costruzione del palazzo De’ Buoi Rodriguez, di servizio allo stesso, era costituito inizialmente da un corpo centrale a forma quadrata, composto da due piani oltre ad un vano sottotetto probabilmente utilizzato per l’essiccamento dei prodotti agricoli. Il piano terra era sicuramente utilizzato a stalla e magazzino, mentre il primo piano era ad uso abitativo sicuramente per la servitù (Allegato 2, Registro n. 71 di Castel San Pietro,  1770 circa, Archivio di Stato di Bologna, Sezione di Imola).

Il corpo principale, costruito in muratura portante, presenta parte del solaio del primo livello a quote sfalsate. Lo stesso, realizzato in legno, si compone di un’orditura principale in travi del tipo squadrate, con sovrapposto tavellonato in legno e successiva pavimentazione, della quale oggi restano solo poche tracce.

Anche il solaio del sottotetto e della copertura sono realizzati in legno. La copertura prevede un’orditura principale ed una secondaria, con sovrastante sistema di listelli che sorreggono il manto di tegole in laterizio del tipo “coppo”.

Il fabbricato, nel tempo, ha subito modifiche, rimaneggiamenti e soprattutto ampliamenti, presumibilmente in base alle esigenze ed alla crescita non solo della servitù, ma anche delle attività agricole, in quanto la proprietà si fregiava anche di un vastissimo podere.

Gli ampliamenti più significativi riguardano la realizzazione dei due corpi laterali, uno dei quali è contraddistinto da loggiato. Gli stessi si articolano su due livelli utilizzati a residenza.

Si ha notizia comunque che l’organismo edilizio attuale si è formato fin dall’inizio del 1800, confermato dalla mappa storica catastale del “Catasto Gregoriano, 1817-1835, Castel San Pietro, Foglio XV, Le Stalle, Particelle 511-512-513-1773-4, Archivio di Stato di Bologna, Sezione di Imola” (Allegato 3)

Nei primi decenni del secolo scorso furono realizzati altri corpi di fabbrica, separati dal nucleo principale, con uso residenza al piano primo e magazzino e/o stalla al piano terra. (Allegato 4 – “SASI, Cessato Catasto, Impianto 1923 con aggiornamenti 1932/37, Cassonetto 3, Cartella 2, Foglio 29, Mappali 40-41-41-44-45-38-3, Archivio di Stato di Bologna, Sezione di Imola” e Allegato 5 – “Cessato Catasto, Levata eseguita 1959-1962, Cassonetto 5, Cartella 4, Archivio di Stato di Bologna, Sezione di Imola”).

Le alterazioni e le modifiche subite dal nucleo principale e dalla prima parte di ampliamento sono dovute essenzialmente ad esigenze di utilizzo del fabbricato, per esempio uno dei più eclatanti ha riguardato la soppressione di parte del solaio al primo piano per ottenere un ambiente molto alto, probabilmente per l’essiccazione di prodotti agricoli; così come la chiusura di diverse finestre, probabilmente per ripararsi dal freddo, mantenendo solo quelle indispensabili.

 

ANALISI DEL DEGRADO E QUADRO FESSURATIVO

Da un’attenta analisi della fabbrica si evince chiaramente che l’immobile necessita al più presto di un intervento di risanamento conservativo e solo in parte strutturale, nell’ambito di una “ristrutturazione edilizia” complessiva, al fine di poter recuperare il nucleo edilizio alle funzioni per cui fu costruito, al decoro ed all’igiene. Il permanere di una situazione di stallo andrebbe ulteriormente ad aggravare lo stato di degrado in cui versa attualmente l’edificio, oltre ad aumentare le piccole deficienze strutturali che già si cominciano ad evidenziare attraverso la presenza di alcune lesioni sui paramenti murari; le stesse sono dovute principalmente all’impoverimento della malta, alla erosione dei mattoni a causa del distacco dell’intonaco, all’inarcamento dei solai lignei a causa dell’impoverimento strutturale del legname spesso tarlato, aggredito da muffe e da infiltrazioni di acque piovane.

L’elaborato corrispondente mette in evidenza tutti i fenomeni sopra richiamati, avvalendosi anche di immagini fotografiche che meglio evidenziano lo stato dell’arte del nucleo edilizio oggetto di intervento.

PROGETTO DEL RECUPERO

– Metodi e metodologia d’intervento

Come già accennato in precedenza, l’esigenza del recupero del nucleo edilizio di che trattasi si è reso necessario e urgente a seguito del grado di fatiscenza in cui versa la fabbrica. L’intervento di recupero preso in considerazione doveva garantire il consolidamento delle strutture esistente, dove fosse stato necessario, oltre al recupero della funzionalità. Per quanto sopra si è ritenuto utile iniziare con l’analisi storica del fabbricato, che ci ha permesso di ricostruire, per quanto possibile, l’evoluzione storico-funzionale dello stesso, per cui si può confermar, con un buon grado di affidabilità, che il fabbricato fu realizzato per esigenze abitative, oltre a stalle, magazzini, granai e rimessaggio.

Attraverso l’analisi storica del complesso edilizio si è tentato di definire il sistema abitativo che, in origine, nel corpo principale ospitava al primo piano tre unità abitative e, in epoca successiva, sicuramente per accresciute esigenze, viene ad aggregarsi al nucleo principale altri corpi di fabbrica, tipologicamente ed architettonicamente ben inseriti con la parte esistente. Il complesso edilizio ottenuto soddisfa principalmente l’esigenza abitativa, cosicché risulterebbero ulteriori quattro unità abitative ricavate nei due corpi laterali.

Quindi il riscontro storico diventa il veicolo del recupero della fabbrica a scopo residenziale riproponendo, in considerazione anche delle esigenze abitative attuali, otto unità abitative nel più rigoroso rispetto storico della fabbrica, con particolare attenzione ai prospetti, alle quote, e alle finiture nella tradizione storico-culturale Romagnolo-Emiliana, con un’unica variabile, dovuta all’esagerata ampiezza degli alloggi posti al primo piano del fabbricato principale, che per le esigenze attuali vengono rimodulate, per cui da tre unità abitative ne scaturiscono quattro. L’intervento di ristrutturazione non comporta né aumento di superfici, né aumento di volume, tutto rimane circoscritto nelle superfici e nei volumi esistenti.

– 1° Fase – Intervento di recupero strutturale

Rimozione del manto di copertura e dell’orditura lignea primaria e secondaria, smontaggio dei solai lignei fatiscenti (solo quelli necessari), rimozione di intonaci ammalorati, demolizione di scalinate in laterizio, rimozione di parte di muratura fatiscente.

Ricostruzione di muratura portante per riequilibrare il sistema strutturale originario (vedi tavole progettuali); ricostruzione dei solai lignei precedentemente rimossi previo la realizzazione di cordolature in cls. armato per l’appoggio dell’orditura lignea portante; realizzazione di cordolatura in cls. armato in copertura per ammorsare in sommità le murature per una migliore ripartizione dei carichi derivanti dalla copertura; rifacimento della copertura in struttura lignea composta dall’orditura lignea principale e sovrastante tavolato; realizzazione di tetto ventilato con sovrastante manto impermeabile costituito da una duplice guaina bituminata di cui quella superiore ardesiata e manto di tegole del tipo “coppo toscano”.

2° Fase – Intervento di recupero e finiture

Riapertura di finestre esistenti precedentemente murate, previa ricostruzione dove necessario di stipiti, architravi, piattabande; rifacimento della scalinata interna di collegamento tra piano terra, primo piano e sottotetto del nucleo principale; rifacimento di corpi scala di collegamento delle unità abitative disposte su due livelli.

Rifacimento di intonaci interni ed esterni eseguiti con metodo tradizionale a tre fasi, finito con grassello e polvere di marmo, con applicazione di reti porta-intonaco in corrispondenza delle lesioni.

Risarciture di lesioni sulle murature portanti con uso del metodo “cuci e scuci”.

Realizzazione di pavimento sopraelevato a piano terra in presenza di fenomeni di umidità, per dare migliore salubrità agli ambienti abitativi, utilizzando coppelle in p.v.c. tipo “ragno”.

Rifacimento di pavimenti e rivestimenti bagni e cucine con ceramiche monocotture per i pavimenti e ceramiche maiolicate per i rivestimenti.

Rifacimento di infissi esterni in legno massello color noce nazionale provvisti di sportelloni e svecchiatura in vetro camera 4/12/4.

Rifacimento di porte interne e portoncini d’ingresso in legno tamburato le prime, in legno massello le seconde.

Rifacimento dei canali di gronda, dei pluviali e delle scossaline in rame, nonché dei comignoli esistenti eseguiti in laterizio secondo la tradizione locale.

Rifacimento di pittura, di tipo lavabile e tempera per gli ambienti interni, mentre per l’esterno tramite l’uso di rasante a base di calce dato a spatola, traspirante, di colore giallo-ocra nella continuazione del colore già presente nel complesso edilizio e nella tradizione locale, che presenta vari esempi con le tonalità principali indirizzati sul colore sopra citato.

Realizzazione di impianto di produzione di acqua calda-sanitaria attraverso pannelli solari posti sulla copertura a servizio delle unità abitative.

Realizzazione di impianto idrico-sanitario, di impianto termico con piastre radianti in alluminio alimentato con caldaia; realizzazione di colonne e linee di scarico per acque nere, grigie e bianche.

Realizzazione di servizi igienici completi di lavabo, vaso, bidet, vasca o cabina doccia per ogni unità abitativa.

Realizzazione di impianto per la produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici in quantità sufficiente per il consumo medio delle unità abitative e parti comuni, nonché per l’illuminazione esterna del complesso edilizio.

Per quanto concerne le unità abitative, si è provveduto ad eseguire verifiche aero-illuminanti degli ambienti, in rapporto anche alle condizioni ultime, con la riapertura dei vani finestra murati nel corso del tempo; per cui le condizioni aero-illuminanti di alcuni ambienti sono migliorate, mentre altri ambienti non hanno subito peggioramenti, nel rispetto della norma transitoria prevista nell’art. 85 bis del Regolamento Comunale di Igiene.

Il sistema fognante prevede la realizzazione di tre diverse linee, distinte e separate tra loro. Una linea raccoglie unicamente le acque meteoriche dei pluviali e scarica direttamente nel fosso di scolo. La seconda linea raccoglie le acque reflue delle cucine e dei bagni (lavabi, docce, vasche e bidet) e le convoglia prima in due pozzetti degrassatori, opportunamente dimensionati in base al numero di abitanti equivalenti, e quindi in un impianto di trattamento con filtro batterico anaerobico, anch’esso opportunamente dimensionato. La terza linea raccoglie esclusivamente le acque  reflue dei bagni (WC) e le convoglia in una fossa Imhoff, una volta trattate anche queste acque reflue vengono convogliate nell’impianto di trattamento con filtro batterico anaerobico e da qui convogliate nel fosso di scolo.

RELAZIONE TECNICO DI RECUPERO STRUTTURALE

– Introduzione

L’intervento in oggetto prevede la ristrutturazione di un fabbricato in muratura. Il risanamento strutturale ha lo scopo di ripristinare le parti di muratura portante lesionate e, laddove risulta necessario, di sostituire gli elementi strutturali ormai eccessivamente degradati al punto da non poter essere recuperati. Tutti gli interventi effettuati sul fabbricato hanno altresì lo scopo di adeguare il fabbricato alla normativa sismica esistente.

– Interventi in fondazione

Nelle zone in cui è prevista la realizzazione di nuove murature portanti si realizzeranno delle fondazioni nastriformi in c.a. che saranno ammorsate alle fondazioni esistenti in modo da creare un effetto di concatenamento di tutta la struttura fondale. Il suddetto ammorsamento verrà realizzato ancorando le barre di armatura della nuova fondazione, tramite leganti chimici, alla struttura fondale esistente per numero di barre e profondità adeguati. L’ammorsamento verrà realizzato anche tra due parti di fondazione esistente, tramite barre d’armatura e leganti chimici, laddove dovesse essere ritenuto inadeguato o addirittura inesistente.

– Interventi sulle Murature Portanti

Nella facciata del prospetto frontale, in cui è previsto lo spostamento delle aperture esistenti, occorre effettuare un lavoro di demolizione e ricostruzione. Le parti di muratura ricostruita dovranno essere ammorsate alla muratura esistente, oltre che essere messe in carico tramite cunei di acciaio inox o bronzo in modo da ricostituire la continuità strutturale.

Nelle parti di muratura lesionata occorrerà rimuovere gli elementi fessurati e ripristinare l’integrità della struttura effettuando un’operazione di cuci scuci che dovrà terminare anch’essa con la messa in carico della muratura.

– Interventi sui solai

I solai esistenti, in parte in legno ed in parte in acciaio e voltine, sono ritenuti inadeguati alle funzioni statiche che devono assolvere, quindi è prevista la loro sostituzione con solai in c.a. alleggeriti con elementi in polistirene espanso. Tale soluzione è preferita a quella classica dei solai in latero cemento in quanto ha un ridotto peso proprio che evita un appesantimento della struttura muraria ed evita quindi l’incremento degli scarichi in fondazione. Per garantire che i solai assolvano pienamente la funzione di ripartizione delle forze orizzontali sui muri (sisma o vento) occorre collegare i solai alle murature e realizzare un cordolo di chiusura del solaio in modo da costituire un effetto catena a tutti i piani.

La copertura sarà sostituita con una nuova copertura in legno. Le travi portanti saranno incernierate, tramite tasche in acciaio, ad un cordolo in c.a. realizzato sulla sommità della muratura. Per migliorare il collegamento cordolo-copertura si eseguiranno una serie di perforazioni verticali nella muratura, con passo 100-120 cm e profondità 80-100 cm, in cui sono poste delle barre ø16 (protette dall’ossidazione). I fori saranno iniettati, previa pulizia e bagnatura, con boiacca di cemento additivata con antiritiro. La parte sporgente dal muro delle barre ø16 sarà inglobata nel getto del cordolo in c.a..

– Interventi sulle scale

Le nuove scale inserite nei locali della facciata di prospetto frontale saranno realizzate in legno.

Le scale principali, che collegano tutti i piani, saranno realizzate in c.a. ed avranno delle fondazioni in c.a. opportunamente dimensionate sia geotecnicamente che strutturalmente.